sabato 16 dicembre 2023

I Calcagnanti - Nicolò Moscatelli

 "...Io son d'un'altra razza - son bombarolo..."


Fra' Gaetano e Don Mercurio, quando c'era, finivano spesso per prendersi gioco di Landolfo per via del fatto che s'era lasciato impallinare come un pivello e ora andava col ramengo come un grimo; e lui, per loro delizia, ogni volta che aveva bevuto un po' s'inalberava, e rimbrottava che s'erano fatti sottane e bistolfi, rintanati come saltarelli nelle loro balzane e nelle boiacche e nei bronti, e quando parlavano così Timoteo ci capiva poco o nulla - ma a volte Landolfo chiedeva in lingua chiara che ne fosse stato dei tempi in cui con le budella dei preti ci si dovevano impiccare i re. Fra' Gaetano allora commentava: oh, gran bontà dei bombaroli antichi.

Romanzo fatto di storie, quasi una fiaba, quasi una ballata epica. In teoria sa di già visto e già sentito: un misto tra Gormenghast (questo non solo per ambientazioni e personaggi, ma anche per il tono scanzonato della narrazione), Robin Hood, Marcellino pane e vino (io Fra' Gaetano non ho potuto fare a meno di immaginarmelo con le fattezze di Fra' Pappina); senza contare che il topos dell'orfanello cresciuto in un bordello anziché in un orfanotrofio è parecchio diffuso sia in letteratura che in cinematografia; e poi ora che ci penso è stato ripreso e rielaborato anche da Baricco in Novecento, con il transatlantico al posto del bordello.
Quindi: tutto materiale già conosciuto ma che qui viene rinnovato e rielaborato con gusto, ricercatezza, freschezza, originalità, cultura, un po' di Storia e anche un po' di pazzia. Tutto questo ne fa un caleidoscopio ma non di quelli che creano fastidioso straniamento e ancor più fastidiose incoerenze, no, è un caleidoscopio di quelli in cui è piacevole lasciarsi portare ed eventualmente perdere, passando da una storia all'altra, tutte opportunamente incastrate l'una dentro l'altra.
Parte lento, apparentemente in assenza di trama, poi prende una netta svolta e un netto abbrivio.
Nota di merito anche per il linguaggio: tutta la storia è narrata dal punto di vista del ragazzino, ma ha il tono di un ragazzino ideale: un poco ingenuo ma non scemo, non piacione-gigione, mai inopportunamente più adulto della sua età.
Collocazione geografica: si menzionano più volte le risaie, un qualche vago riferimento alla Francia, io personalmente ci ho trovato una qualche frazione di Piemonte. 
Quanto alla collocazione temporale ho dovuto rifletterci per un po': forse è una di quelle storie che non vogliono nemmeno averla, una collocazione geografica e/o temporale (esempio: se uno legge Gormenghast o Il Signore degli Anelli, ha poi tanta importanza stabilire se sta leggendo di un remoto passato o di un remoto futuro?). Fatto sta che Fra' Gaetano e Don Mercurio mi richiamavano, per alcuni aspetti del loro essere chierici di una certa praticità e duttilità, il mio vice prevosto di Corniglio, Giorgio Franchi, le cui cronache della prima metà del cinquecento mi sono data la briga di leggere pochi anni orsono. Ed in effetti ci avevo preso: un riferimento al sommo Raffaello colloca la storia nel Rinascimento. Ma non bisogna lasciarsi ingannare perché come più volte mi son trovata a sottolineare, mentre nelle città il Rinascimento fioriva con l'arte, il commercio e lo sviluppo nel senso più ampio, nel frattempo le campagne - per non dir della montagna... - navigavano ancora in mare aperto, nel mare magnum del medioevo, fatto di religione e superstizione e fiabe e leggende nonché miseria, e dunque ecco che torno ad elencare gli ingredienti di questo ottimo romanzo che si svolge in una corte dei miracoli "sparsa", da intendersi come controregno degli ultimi, e dove ci si intende con un argot - qui chiamato "contrappunto" - che è un vero e proprio lasciapassare. Ed è così che le storie e le parole diventano valori, diventano tesori da accumulare e custodire. In una cosina apparentemente semplice - una favola con l'orfanello protagonista - c'è però così tanto da analizzare e rigirare e ripensare. Grazie di cuore a Messere Savasandir per avermelo consigliato.

Colonna sonora imprescindibile: Modena City Ramblers, Ninna nanna.

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