martedì 5 dicembre 2023

Il Moro della Cima - Paolo Malaguti

 




Prima e seconda foto: pagina facebook Casa Armata del Grappa

Terza foto: fattidimontagna.it



In quanto amante della montagna che è venuta a rintanarsi in una casa estrema (citofonare Beston), non potevo non innamorarmi di questo libro che è sì romanzo, ma anche storia vera: storia di un uomo, di un rifugio in cima alla montagna, storia della montagna stessa, e siccome la montagna in questione è La Grapa, non poteva non andarci di mezzo anche la guerra. Nelle parti in cui descrive la costernazione - del protagonista e della gente tutta - di fronte alle devastazioni della guerra, sa far veramente commuovere.

Dapprima pensavo di accontentarmi di un 4 stelle e mezza perché per arrivare a 5 gli manca quell'ampiezza di respiro che si trova così evidente ne Il Duca (fino ad ora il campione indiscusso della montagna); ma che diamine, se uno riesce a raccontare con questa classe una storia vera, in fin dei conti le 5 Stelle se le merita pure lui.
Dunque, mi dicevo, vada per le 5 Stelle; poi però ho scorto una caduta di stile che mi ha fatto zoppicare tutto il discorso di cui sopra. Nei ringraziamenti finali, l'autore ringrazia il suo protagonista mettendolo insieme a parenti, amici e collaboratori. Un conto sarebbe dire che, dopo aver passato mesi (o anni) in sua compagnia, uno si è affezionato al personaggio vero come se fosse suo zio o suo nonno; ma un'altra cosa è metterlo nei ringraziamenti come se questi dovesse pregiarsi di venire citato in fondo al volume: è una nota stonata, mi sembra un mettere il carro davanti ai buoi.

Comunque sia, questo è davvero l'unico-unico neo. Per tutto il resto, il romanzo è notevole. Ho amato particolarmente la fiction-non-fiction (anche laddove inventa e romanza, è sempre pacato e plausibile, niente fuochi d'artificio, niente effetti speciali con cui stupire e niente realismo magico). La psicologia dei poveracci, degli ultimi, il timore reverenziale nell'accostarsi ai signori e ai padroni; e poi l'impazzimento totale della guerra, è tutto così ben ponderato perché sentito dall'autore.
Per non parlare dell'amore, lo stupore, la meraviglia, l'attrazione per la montagna in generale e per un luogo, un proprio angolo speciale: ha saputo esprimere in modo compiuto alcune sensazioni che mi ronzano in testa da sempre ma che non avrei saputo chiarire ed esemplificare così bene. E ancora di più: il dolore per il tempo che passa, per gli scatafasci della vita, certi passaggi lasciano proprio senza fiato. A distanza di un anno circa dalla lettura de Il Duca, un'altra splendida scoperta. Arrivare sulla soglia del solstizio con delle splendide scoperte è un vero toccasana.

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