mercoledì 27 dicembre 2023

Tifone - Joseph Conrad

Ci sono cose delle quali i libri non parlano affatto. 

Si potrebbe dire "Natale ai Tropici", ma con Conrad è tutta un'altra storia che con Neri Parenti. Rilettura a distanza di tantissimissimi anni. Rilettura interessata: con un romanzo breve concludo la challenge di GR, appena trenta libri; mi viene la malinconia se ripenso agli anni in cui riuscivo a leggerne cinquanta e passa, ma d'altro canto nel frattempo ne sono successe di cose belle e brutte, e dunque già il raggiungimento di un risultato modesto si può considerare un successo a tutti gli effetti. E poi nei trenta sono inclusi due tomoni mostruosi, quindi potevano benissimo essere quaranta. 

Ma la rilettura non era solo interessata, è stata anche interessante: dopo essermi letta con grande soddisfazione Falk e Amy Foster, ci voleva un altro titolo per chiudere il cerchio di una ipotetica trilogia, la "trilogia Conrad" del 2023.

Proprio come Amy, e per non parlare di Falk, anche il capitano MacWhirr è un personaggio di difficile catalogazione, pressoché impossibile da etichettare. Non è un eroe, non è un'aquila, anzi non sbaglia di molto il suo ufficiale quando lo definisce uno sciocco. Nella scena in cui MacWhirr, parlando con il suo ufficiale, non capisce le similitudini e le figure retoriche che questi inserisce nel discorso, il capitano sembra quasi una specie di Forrest Gump. Eppure, il suo essere così strettamente ancorato alla realtà, al qui ed ora, la sua mancanza di immaginazione, è proprio quel che gli consente di andare avanti a tutto spiano anche di fronte al disastro più colossale. E poi io mi ricordavo una cosa positivissima (almeno nella mia opinione) di questo personaggio, mi era rimasto impresso il suo essere di poche parole e la sua meraviglia di fronte alla quantità di chiacchiere dei suoi uomini a bordo e della gente in generale: "Non riesco a capire che cosa trova di cui parlare", disse. "Due ore filate. Non è che voglia rimproverarla. A terra, per tutto il giorno, continuo a vedere gente che chiacchiera, e poi la sera si mettono a sedere e continuano a chiacchierare bevendo qualcosa. Si vede che tornano sempre sugli stessi argomenti. Non riesco a capire." Uno che riflette così è un idiota-geniale. Forse anche qui ci ha messo lo zampino il buon Fëdor Michajlovič. Questo capitano non sarà un'aquila ma è un'autentica roccia. L'uragano, con la sua capacità di fare impazzire i mari, di affondare navi, di sradicare alberi, di abbattere mura robuste e di scaraventare al suolo gli stessi uccelli dell'aria, aveva incontrato sul proprio cammino quest'uomo taciturno e, impegnandosi al massimo, riuscì a strappargli qualche parola. Prima che la furia rinnovata dei venti di scagliasse sulla nave, il capitano MacWhirr fu indotto a dichiarare, quasi in tono infastidito: "Non mi piacerebbe perderla". Il fastidio gli venne evitato. 

Da sottolineare il discorso riguardo la mancanza di immaginazione del protagonista, perché è uno dei tempi principali del racconto: la capacità di immaginazione di una persona (ovvero la mancanza di immaginazione) viene analizzata in ogni singolo personaggio, rappresenta la chiave attraverso cui ogni personaggio si rapporta con gli altri e con il mondo e la realtà tutta. 

Il titolo è del tutto rappresentativo dei contenuti. C'è una descrizione assolutamente perfetta dell'uragano, sia per quanto riguarda le descrizioni visive del paesaggio (o meglio del non-paesaggio visto che di notte durante un tifone non si vede più un bel niente di niente), sia per quanto riguarda gli aspetti fisici e meccanici dell'evento, sia per quanto riguarda gli effetti del disastro sulla nave ma soprattutto gli effetti che l'evento catastrofico produce su ognuno dei personaggi, il modo in cui le loro attitudini li portano a reagire, lo studio della loro indole. Una specie di reality ante-litteram: prendo un branco di persone diverse, le metto in una situazione estrema che più estrema non si può, e vediamo che cosa fanno e che cosa dicono. 

Poi c'è un passaggio in cui, con poche parole, riesce a riassumere la vita degli uomini miti e quasi insignificanti e pressoché trasparenti, in pratica riassume Stoner in sole cinque righe, alla faccia di Williams. Il capitano MacWhirr aveva navigato sulla superficie degli oceani come certi uomini sfiorano gli anni della vita per poi calare dolcemente in una placida tomba, ignorando la vita stessa fino all'ultimo, senza essere mai stati costretti a constatare tutto quel che può contenere in fatto di perfidia, di violenza e di terrore. Esistono, sul mare e sulla terra, uomini così fortunati... o così disdegnati dal destino o dagli oceani. 

Ultima nota di colore: non mi ricordavo che fosse un romanzo a suo modo natalizio. No, non ci sono panettoni né slitte né renne né vischio, eppure il tutto si svolge proprio nei giorni del Natale: "Non le venne in mente di voltare il foglio e di leggerlo. Avrebbe saputo allora che, tra le ore quattro e le ore sei antimeridiane del venticinque dicembre, il capitano MacWhirr si era effettivamente convinto che la sua nave non avrebbe potuto resistere un'ora di più con quel mare, e si era detto che non avrebbe più riveduto la moglie e figli."

Cinque stelle confermatissime, si chiude l'anno in bellezza. 

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