venerdì 16 febbraio 2024

Villa Ventosa - Anne Fine

Questa autrice scrive proprio bene, invoglia a proseguire sin dalle primissime righe. Non avevo mai letto nulla di suo, mi sono decisa all'acquisto impulsivo solo perché non so resistere alle copertine old fashion e ai titoli old fashion che richiamano l'immagine di ville old fashion. Lo so, sono antica come le prugne secche. E poi va regolarmente a finire che il contenuto è tutt'altra cosa rispetto l'apparenza del contenitore. 

Con poche e solo apparentemente distratte pennellate sa dipingere i caratteri, le persone, le situazioni, la famiglia tutta. Brevi capitoli che rendono la lettura agilissima e fruibilissima anche in una giornata densa di incombenze (questo è un aspetto dei libri che non si valuta tanto spesso nelle recensioni ma a ben vedere dovrebbe essere una questione di primo piano...).
Ha un'ironia finissima, piacevole e mai sbrodolata (mi si passi il giochino di parole Anne Fine --- ironia finissima; è che non volevo usare gli abusati "deliziosa" o "graziosa" o "squisita", ma insomma siamo da quelle parti lì). E il "guaio" è che sebbene il racconto sia permeato di ironia e finanche di un briciolo di comicità, la sostanza dei fatti e delle psicologie è assolutamente e terribilmente realistica: il fatto che in famiglia uno sia succube dell'altro, o il fatto che una persona esageratamente acida abbia in realtà mandato giù tanti di quei rospi per tanti di quegli anni da avercene abbastanza per mandare a male tutta la dolcezza del mondo. Son cose dure da vivere ma anche soltanto da buttar giù per iscritto, nero su bianco. E ancora: le faticacce, gli episodi orribili e tristi e imbarazzanti che accadono durante l'infanzia e la giovinezza, quanto continuano a indugiare tra i ricordi e a sollevare maree di risentimento, e se da un lato non è giusto minimizzare la sofferenza di un/a bambino/a o ragazzo/a che non ha ricevuto amore, solo perché non gli sono mancati i beni materiali, d'altro canto è pur vero che ci vuole l'obiettività di capire che un certo tipo di sofferenza, per quanto ingiusta, non è tuttavia la tragedia massima universale.
Per niente secondario, c'è anche il tema dell'approccio alle diversità (che si parli di omosessualità o di portatori di handicap), anche questo affrontato con umorismo ma senza superficialità.
Sostanziale rimaneggiamento di materiale fiabesco (c'è una Cenerentola, ci sono due sorelle acidine come sorellastre, per non parlare della madre più inacidita di una matrigna; e c'è anche un ranocchio che si tramuta in principe) ma un rimaneggiamento fatto proprio bene e con la giusta dose di fantasia, oltre che di ironia come si diceva sopra.
Finale pirotecnico: forse eccessivamente pirotecnico, o forse solo un po' scolasticamente pirotecnico, ma serve alla buona causa di una morale solo apparentemente banale e che invece, come per ogni fiaba che si rispetti, non andrebbe mai dimenticata, mai persa di vista.

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