sabato 2 marzo 2024

Inverno - Ali Smith



Ecco un altro libro da ascrivere alla categoria "mi è piaciuto ma non mi è piaciuto", oppure "anche se ci ho capito poco, mi è piaciuto". Oppure più semplicemente: non l'ho gradito del tutto, alcuni passaggi mi sono piaciuti e altri meno.

Di certo è la roba più strampalata, più da fuori di testa che abbia letto da un bel po' di tempo a questa parte. A tratti mi pareva inutile, sono stata tentata di abbandonarlo. So che le letture troppo postmoderne non fanno per me: ma anche questo è uno dei motivi per cui non mi dispiace averlo finito; uscire dalla propria comfort zone, una volta ogni tanto, è comunque corroborante. 

Vorrebbe affrontare temi importanti, spinosi e di attualità (l'ecologia, le armi nucleari, le politiche migratorie): ma allora perché mescolarli nello stesso minestrone in cui ci sono anche visioni oniriche, una specie di realismo magico, discorsi che girano un po' a vuoto... no, messa così non funziona tanto bene nemmeno come minestrone. Ha voluto fare un passo più in là rispetto quanto aveva fatto con Inverness, e ha messo il piede in fallo. Imho, ovviamente.

Più di tutto, non mi è ben chiaro cosa rappresentino tutte queste teste volanti e sassi volanti e oggetti vari volanti non identificati. Procedendo con la lettura, ho avuto il sospetto che volesse trattarsi di una sorta di remake del Canto di Natale di Dickens. Tra i motivi per cui non ho abbandonato, anche la ricerca di una conferma di questo sospetto: alla fine, conferme non ne ho trovate, forse per comprendere meglio bisognerebbe aver letto anche Dickens. A un certo punto tutto questo dar importanza alle pietre mi ha ricordato un passo di Noi di Zamjatin, quando dice: "Ma non pensi che la vetta [della felicità] siano esattamente le pietre riunite in una società organizzata?"

Comunque, a suo modo, Ali Smith riesce a chiudere un cerchio: i dettagli di realismo magico non arrivano ad assumere senso compiuto; ma i rapporti tra i protagonisti, quelli sì, e tanto mi basta. 

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