martedì 12 marzo 2024

La salita dei giganti - Francesco Casolo

 Credevo di interrompere la lunga sfilza di letture "montanare" e alternare con una bella saga familiare. Poi apro il volume e scopro che l'autore è un appassionato di montagna e da questa sua passione è nata l'idea per iniziare la stesura del romanzo. E questo è quanto dovevo aggiungere all'annoso argomento dei libri che sono loro a scegliere noi e non viceversa.


Piacevolmente leggero. Pur non arrivando a essere frivolo, e pur basandosi su un numero di documenti storici, si prende comunque parecchie licenze nel fantasticare sulla parte di fiction. A tratti mi è suonato ingenuo, altri tratti mi hanno portato a riflettere sul fatto che buona parte del racconto si svolge dal punto di vista di una bambina prima e fanciulla poi, quindi tutto sommato una certa dose di ingenuità nei toni e nell'impostazione della narrazione è semplicemente calzante.
E così, quella che all'inizio mi pareva una storia tirata un po' troppo per le lunghe, arrivando verso la fine vedo che è una bella storia declinata al femminile, e in modo molto abile, per giunta, essendo stata (ri)costruita da un uomo. E quel che conta ancora di più è che qui ci sono donne comuni: dimostrano caparbietà e impegno, accolgono le gioie e affrontano i dolori, ma nessun super-potere da wonder-woman (una critica che mi sono sovente ritrovata a fare a diversi libri di diverse autrici italiane). Casomai sono gli uomini, per quasi tutta la durata del romanzo, ad apparire un po' troppo perfetti: tutti cavalieri, sempre gentili e premurosi nei confronti delle donne e sempre interessati a sentire quello che le donne hanno da dire, sempre attivamente partecipi delle loro preoccupazioni e dispiaciuti quando il lavoro li obbliga a essere lontano da casa, moglie e figli... insomma, sappiamo che la realtà non è proprio così, per lo meno non è sempre così, non funziona sempre così oggi e di sicuro non era la regola alla fine del XIX sec.

Quanto alla descrizione della Belle Époque, bisogna ammettere che è più descrizione che ricostruzione; c'è un po' più tell che show,  ma soprattutto la meraviglia con cui i protagonisti ammirano le novità della tecnologia e dell'arte del loro tempo, è più che altro il riflesso della meraviglia che c'è negli occhi dell'autore (e di tutti noi abitanti del XXI secolo) allorquando immaginiamo, ripensiamo a quegli anni.

E tuttavia: arrivando fino alla fine gli si perdona la modesta dose di ingenuità per il semplice motivo che si percepisce bene l'amore dell'autore per i suoi protagonisti, l'amore per la loro storia e l'amore che lui ha messo nell'andare a caccia dei loro fantasmi. Quindi quattro stelle senza bisogno di arrotondare. 

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